PAOLO CIAMMAICHELLA

January 2, 2023

La nostra Notturna città di Chieti da quest’anno sarà intitolata alla memoria dell’avvocato Paolo Ciammaichella un grande uomo della nostra città, di seguito una descrizione della sua vita inviataci dalla sua famiglia alla quale va un nostro grande grazie per la disponibilità

Paolo Ciammaichella: avvocato, politico, intellettuale, mecenate, scrittore, ma soprattutto, amante della sua Chieti che lo ricorderà tra i suoi più signorili esponenti, un nobiluomo

nella mente, nello spirito e nel cuore. Nacque a Chieti nel 1937, in una famiglia molto unita, composta dal padre Nicola, dalla

madre Flavia, dalle sorelle Vinicia e Adriana e dai fratelli Licio e Francesco (un altro

fratello Glauco morì dopo pochi mesi di vita). Trascorse, nonostante l’amore dei suoi

familiari, un’infanzia difficile a causa del rigore educativo di quei tempi e delle ristrettezze

e paure dovute alla guerra in corso, esperienze che lo segnarono profondamente, come

quando, all’età di 4 anni, fu minacciato, con una pistola, da un comandante tedesco. Dotato di un talento naturale che lo rendeva particolarmente acuto e ricco di iniziativa, Paolo, fin dalle scuole elementari, fu vocato a ricoprire il ruolo di “primo della classe” che

abbandonava umilmente d’estate, allorché si prestava a fare il manovale per aiutare il

padre o per guadagnare qualche soldo. Frequentò brillantemente il liceo classico “G.B. Vico” di cui divenne, ben presto, il leader. Nel 1956, a seguito dell’invasione dell’Ungheria da parte dei carri armati sovietici, i liceali

organizzarono una lunga protesta e Paolo, chiamato a intervenire davanti a 700 giovani, radunò centinaia di volontari che, seguendo anche il suo esempio, donarono il sangue per

le persone rimaste ferite a Budapest, fondando, in pochi giorni, insieme ad altri, l’ASDOS, l’associazione studentesca donatori di sangue, poi confluita nell’AVIS. La generosità e

l’altruismo, che lo contraddistinsero in tutta la sua esistenza, iniziarono a prendere forma. Si iscrisse a Ingegneria e, mentre stava seguendo il corso Ufficiali della Marina Militare, presso l’Accademia Navale di Livorno, contrasse l’asiatica che fece svanire il suo sogno e, quasi per ripiego, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza “La Sapienza” di Roma, dove

fondò l’Accademia Goliardica Teatina, conoscendo, tra gli altri goliardi, Pannella e Craxi. Nel 1959, fondò il primo gruppo “Esprit” d’Abruzzo, ispirato alle idee di Maritain. Fu in prima linea quando, nel 1961, furono poste le basi per l’istituzione dell’Università in

Abruzzo, tenendo un appassionato discorso, alla presenza di migliaia di studenti

provenienti da tutta la Regione e di rappresentanti delle istituzioni. Tra questi ultimi vi era

l’Avv. Nicola Buracchio, indimenticato Sindaco di Chieti che, nell’apprezzare l’intervento

di Paolo, lo invitò a lavorare nel suo studio di Corso Marrucino. Iniziò un percorso

formativo nella politica e nella professione che, anche grazie agli insegnamenti del suo

mentore, fecero di Paolo una personalità di prim’ordine in Regione e nel Paese. Sul finire degli anni ’60, le operaie della Marvin Gelber, poi I.A.C., oggi Rodrigo, vessate

da condizioni lavorative gravose, iniziarono uno sciopero, durato settimane, persino con

l’occupazione della fabbrica, senza ricevere concreto sostegno da alcuno, tranne Paolo che, per sensibilizzare le istituzioni e l’opinione pubblica, organizzò, la Domenica delle Palme, all’interno dell’opificio, una Messa, celebrata dall’amato Arcivescovo Loris Capovilla, cui

parteciparono oltre 400 operaie, molte delle quali in lacrime. Nel frattempo il suo studio, rilevato dall’Avv. Nicola Buracchio, acquisì progressivamente

prestigio e risonanza, divenendo tra i più autorevoli del Foro e dell’intero Distretto. Nel 1968 si sposò con Lina e dalla loro unione nacquero Patrizia e Marco che costituirono

la sua ragione di vita, insieme ai suoi 4 nipoti, Giuseppe, Stefano, Giulia e Paolo, che amò

con tenerezza e trasporto unici e ai quali insegnò i valori dell’onesta, della lealtà, della

solidarietà, trasmettendo l’amore viscerale per la sua Chieti. Tra gli anni ’70 e ‘80, Paolo divenne Presidente della ACLI, prima Provinciale e poi

Regionale e infine Dirigente Nazionale e, in tali vesti, contribuì in maniera decisiva alla

costruzione e assegnazione di alloggi popolari a Chieti Scalo e alla realizzazione di altri

significativi e strategici progetti sempre per il Capoluogo Teatino, risolvendo, in virtù delle

competenze professionali, questioni burocratiche che avrebbero fermato chiunque.

Da Chieti, a Roma a L’Aquila. Nel 1980 fu candidato, per la prima volta, nelle file della Democrazia Cristiana, al

Consiglio Regionale ove ottenne un plebiscito: 13.500 consensi nella Provincia di cui 4900

nella sola città di Chieti. Venne rieletto al Consiglio Regionale per tre mandati consecutivi e, durante il secondo, nel

1985, in cui risultò tra i più votati, fu designato Assessore Regionale all’Agricoltura. Il periodo era storicamente infausto per la produzione e la commercializzazione del vino

(essendo scoppiato lo scandalo nazionale del metanolo, pochi mesi dopo dalla sua nomina)

ma, Paolo, con passione, abnegazione e competenza, riuscì, nell’arco di un paio di anni, a

far decollare il settore, promuovendo iniziative e leggi fondamentali, come quella per la

tutela delle cooperative agricole, che salvarono l’agricoltura regionale e favorirono lo

sviluppo della vitivinicoltura, promuovendo il vino abruzzese in Italia, in Europa e oltre. La sua figura si impose a livello nazionale, tanto che, in un convegno a Siena, fu indicato

come l’assessore che, con la sua lungimiranza, stava rivoluzionando la cultura vitivinicola

abruzzese, ponendola in concorrenza con quella toscana. Sempre in quel periodo, avviò

una proficua collaborazione con la Regione Emilia Romagna per la promulgazione di

diverse leggi nel settore agricolo e, grazie alla stima e fiducia acquisite, fu nominato Capo

Delegazione Nazionale di tutti gli Assessorati Regionali all’Agricoltura d’Italia. Quale Assessore e Consigliere Regionale, elaborò, promosse e attuò numerosi progetti di

cooperazione in Africa, in Sudamerica e in Asia, ottenendo dalla Regione e dal Governo

centrale rilevanti finanziamenti di cui Chieti avrebbe beneficiato negli anni a venire. Paolo divenne un esponente di spicco della Democrazia Cristiana ma, al contempo, assunse posizioni spesso contrastanti con i vertici regionali del partito i quali, vedendolo

come un personaggio non manipolabile, cercarono di impedire la sua elezione al Consiglio

Regionale nella terza legislatura, ma Paolo, come al solito, non si arrese e fu in grado, con

l’aiuto di una ristretta cerchia di amici, di vincere anche questa battaglia. Deluso da detto episodio e dalle vicende che poi (agli inizi del anni ’90) investirono il suo

partito, si distaccò dalla politica che avvertiva troppo centrata su sé stessa e poco rivolta

all’ascolto dei problemi dei cittadini, per cui abbandonò la scena, pur continuando ad

esporsi, in prima persona, per salvaguardare gli interessi della sua amata città, fino a

manifestare in piazza contro il decreto governativo che aveva stabilito, in funzione della

spending review, la fine di Chieti come Capoluogo della Provincia teatina. La decisione di Paolo di chiudere con la politica non frenò la sua generosità, il suo ardore e

la sua intraprendenza che destinò, con pienezza, all’impegno civile e culturale nonché al

mondo dell’associazionismo, con risultati altrettanto eccellenti, buttandosi anima e corpo

in quest’esperienza il cui obiettivo era valorizzare Chieti e la sua gloriosa storia, allo scopo

di recuperarne l’identità culturale e, al tempo stesso, promuoverne l’evoluzione turistica. Fu membro, per decenni, del club Lions Chieti Host e, per due mandati, anche Presidente

e, in questo contesto, fondò altri club, attuò numerosi e importanti progetti per la città e, nel 2017, in occasione del centenario dei Lions, organizzò il Congresso Distrettuale, facendo di Chieti la Capitale degli 87 club del distretto Romagna-Marche-Abruzzo-Molise. Nel 2006, insieme a Giampiero Perrotti e Mario D’Alessandro, fu tra gli ideatori, promotori e fondatori di “Noi del G. Vico”, prestigioso circolo culturale composto da ex

studenti del liceo classico (tra cui illustri economisti, scienziati, docenti universitari, professionisti), associazione che Paolo presiedette dalla sua costituzione, organizzando, nel

periodo della sua presidenza, convegni ed eventi di alto spessore scientifico, rimanendone

Presidente onorario per 15 anni, fino alla sua scomparsa. Per quasi un decennio, dal 2009 al 2017, fu Capo Delegazione Provinciale del FAI con cui

realizzò, con la collaborazione degli alunni delle scuole, dei cittadini e di giovani volontari, una serie di rilevanti progetti ed eventi culturali, finalizzati a fare conoscere e rivalutare le

bellezze archeologico-paesaggistiche e i luoghi simbolo di Chieti e del circondario, riscuotendo grande riscontro di pubblico.

Nel 2012, Paolo fu capace di attuare uno dei suoi sogni più ambiziosi, ossia, costituire

l’Associazione “Gaio Asinio Pollione Onlus” con l’intento di fare riscoprire, prima di tutto

ai concittadini, dopo la “damnatio memoriae” di Ottaviano Augusto, la figura e l’opera del

più illustre personaggio della Teate Marrucinorum del periodo imperiale (Gaio Asinio) e

degli altri importanti componenti della famiglia teatina degli Asinii. Paolo organizzò, prima della pandemia, ben otto edizioni consecutive dell’evento denominato “La famiglia

che fece grande Teate: Asinio Herio, Asinio Pollione, Asinio Gallo” che includeva

l’assegnazione di una borsa di studio (sponsorizzata dalla Theate Consult dell’amico e

associato Giustino Angeloni), il conferimento di un premio per una personalità del mondo

culturale e accademico e l’organizzazione di conferenze di assoluto rilievo scientifico, nonché spettacoli teatrali, come la rievocazione storica dei gladiatori che, nel 2015, riempì

gli spalti dell’Anfiteatro della Civitella, eventi che ebbero un’eco ultranazionale, favorendo

la promozione turistico-culturale della città. Molteplici furono i riconoscimenti e i premi che Paolo conseguì per i suoi meriti politici e

sociali tra cui vanno annoverati la cittadinanza onoraria di Los Angeles, l’onorificenza

della Presidenza del Senato della California e l’encomio del Governo Giapponese. Anche per il suo impegno professionale e culturale Paolo ottenne diversi riconoscimenti:

nel 2007, l’Ordine degli Avvocati gli assegnò la “Toga d’Oro” per i suoi 40 anni di attività

forense che, in verità, esercitò per altri 14 anni; nel 2010 ricevette il Melvin Jones Fellow, ossia la più alta onorificenza conferita dai Lions per la dedizione al servizio umanitario;

nel 2013, ottenne, insieme a Maria Falcone (impavida sorella di Giovanni Falcone), il

Premio Educals, ideato dall’Avv. Federico Gentilini; nel 2014 fu nominato, per il suo

impegno culturale, componente del C.d.A. dell’Istituto Nazionale per gli Studi Crociani. Paolo fu non solo un competente e affermato avvocato, ma anche uno scrittore sopraffino. Pubblicò due libri di poesia (“Arco di vita” e “Sfrontati inganni”) in cui mise a nudo le sue

passioni, le sue debolezze, le sue paure. Tre anni prima di lasciarci, Paolo scrisse anche un’autobiografia dal titolo “Gli affetti e i

valori di una vita”, facendone dono ad amici e parenti in occasione del suo ottantunesimo

compleanno, festeggiato nella splendida cornice del ristorante “Bellavista”. In questo libro

di memorie (curato da Massimo Pamio, come le due raccolte poetiche), Paolo ripercorre la

sua parabola esistenziale, senza filtri e conclude così: “Ho speso tutto il mio impegno in

questi ultimi anni per la rinascita culturale della mia Chieti, nonostante veda intorno a me

una città che muore per colpa di scelte sbagliate e di uno scarso amore per la propria

terra”, osservazione lucida e tristemente vera. Dopo 84 anni, totalmente vissuti a Chieti, sempre “in prima fila”, il 09.03.2021, Paolo ci

ha lasciati, in silenzio e in solitudine, in un triste reparto dell’Ospedale civile, non senza

avere combattuto anche contro il Covid 19, per quasi tre settimane, battaglia che, questa

volta, purtroppo, non è riuscito a superare. Paolo ha amato la sua città e i suoi abitanti in modo smodato, raccogliendo meno di quanto

seminato, soprattutto dopo la sua dipartita, avvenuta in sordina, senza ricevere i tributi o

almeno i saluti che avrebbe meritato, mancanza avvertita dolorosamente dai suoi familiari

e anche dai suoi amici, come l’Avv. Stefano Marchionno e Massimo Pamio. Quest’ultimo

ha ricordato che, in verità, la grandezza di Paolo è stata proprio questa: donare e donarsi

disinteressatamente, come maestro di vita, formatore, uomo sempre pronto a mettere la sua

esperienza e le sue conoscenze al servizio degli altri, ma anche amico fedele e premuroso, servitore del prossimo che, cristianamente, amava anche più di sé stesso. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo davvero nel profondo, ha saputo apprezzare la sua

sensibilità, la sua umanità e, in particolare, la sua immensa bontà.

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